I fronti di Xi: tè con Macron e manovre militari intorno a Taiwan
Giornata da "amici" per Xi e Macron a Guangzhou. Ma appena ripartito il presidente francese, Pechino lancia esercitazioni militari in risposta all'incontro Tsai-McCarthy
L’ultima giornata di Macron in Cina
No alla "trappola" del disaccoppiamento economico e sì a un sistema globale multipolare con un'Europa più autonoma a livello strategico. Xi Jinping ottiene due garanzie a cui tiene molto da Emmanuel Macron, a cui in cambio riserva un trattamento da grande leader internazionale e nuovi affari, consentendogli di dimenticare per un momento le turbolenze interne. Sull'Ucraina qualche segnale di disponibilità a collaborare per il raggiungimento della pace, anche se l'auspicato contatto con Volodymyr Zelensky avverrà solo "al momento opportuno" individuato dal leader cinese.
La visita di stato di Macron si conclude con una giornata in compagnia di Xi, che in modo inusuale l'ha accompagnato a Guangzhou, metropoli nel sud del paese. Il capo dell'Eliseo ha ricevuto un bagno di folla alla prestigiosa università Sun Yat-sen, che ha partnership con 24 istituzioni francesi, compreso un consorzio di scuole per ingegneri nucleari.Parlando agli studenti, Macron s'è concesso un elogio del "senso critico e della conoscenza che "non può essere al servizio delle ideologie, qualunque esse siano".
Poi l'incontro con Xi nel celebre Pine Garden, ai piedi del monte Baiyun. Le televisioni cinesi hanno a lungo indugiato sulle immagini dei due leader che camminano e conversano nel giardino. Hanno poi ascoltato l'esibizione al pianoforte di "High Mountains and Flowing Water", antica canzone cinese che celebra l'amicizia. Infine, il colloquio seduti di fronte a un laghetto e sorseggiando tè, alla presenza di Wang Yi (capo della diplomazia del Partito comunista) e Qin Gang (ministro degli Esteri e autore del recente avvertimento agli Usa sul rischio di conflitto).
Al termine della serata è stata rilasciata una lunga dichiarazione congiunta. Come membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, Francia e Cina si impegnano a promuovere sicurezza e stabilità nel mondo. Dopo il rifiuto del nucleare e di una nuova corsa agli armamenti, si propone un "lavoro comune" per il ritorno alla pace in Ucraina. Ma non vengono citati né la Russia né Zelensky. Anzi, sui media di stato cinesi si sostiene che durante la cena informale Macron abbia convenuto che "tutte le parti interessate dovrebbero assumersi le proprie responsabilità e incontrarsi a metà strada". Nella visione cinese, "soluzione politica" non significa la sconfitta della Russia ma negoziazioni che soddisfino anche le sue "legittime preoccupazioni".
Nella dichiarazione congiunta si auspica anche la ripresa del dialogo sul nucleare con l'Iran, altro dossier a cuore dei due leader. Per il resto, nel documento ci si impegna a promuovere la "cooperazione pragmatica" in materia economica, rilanciare gli scambi culturali compreso lo studio delle rispettive lingue, lavorare insieme contro il cambiamento climatico. Non è tutto. Si mira anche a "rafforzare gli scambi" su questioni strategiche e il dialogo militare tra i due eserciti. Tutto in linea con le precedenti dichiarazioni del 2018 e del 2019. Ma la notizia è proprio la conferma di tutti gli impegni, senza traccia della nuova dottrina della "riduzione del rischio" di Ursula Von der Leyen, né conseguenze dalla guerra in Ucraina o dalle tensioni geopolitiche degli ultimi anni tra Cina e occidente.
Nel frattempo, a Pechino i ministri e le decine di imprenditori parte della missione di Macron hanno concluso una serie di accordi. Dopo il raddoppio della produzione nella sua fabbrica cinese, Airbus ha firmato un contratto di fornitura di 50 elicotteri. Sulle tv si è insistito sulla costruzione di un nuovo centro servizi "grande quanto 88 campi di calcio", nei pressi di Chengdu. "Boeing è nel panico?", titola un sito molto frequentato sul web cinese.
Affari anche per l'abbigliamento di Decathlon, la cosmetica di Biologique Recherche e per Suez nel campo della decarbonizzazione. L'Oréal ha annunciato la costruzione di un nuovo centro di distribuzione a Nantong, su una superficie di 45 mila metri quadrati.
Macron ha infine invitato Xi a Parigi nel 2024, ma non ha affrontato il tema Taiwan.
Ne ho scritto qui.
Esercitazioni militari intorno a Taiwan
Sorseggiando tè con Emmanuel Macron nel Pine Garden di Guangzhou, Xi Jinping non intende lasciarsi disturbare. Nemmeno dall’incontro fra Tsai Ing-wen e Kevin McCarthy. Non c’è apparentemente spazio per Taiwan mentre il presidente cinese prova a riavviare i rapporti con l’Europa.
Nella tre giorni di visite europee, Taiwan è stata citata solo durante la conferenza stampa solitaria di Ursula von der Leyen, che giovedì aveva definito “inaccettabile” qualsiasi tentativo di alterare con la forza lo status quo. Ieri è arrivata la risposta del ministero degli Esteri cinese, secondo cui Xi ha risposto alla presidente della Commissione europea che è una “pia illusione aspettarsi che la Cina scenda a compromessi sulla questione di Taiwan”.
Eppure, sino a ieri sera la reazione all’incontro Tsai-McCarthy era stata contenuta sul fronte militare, nonostante i ripetuti avvertimenti. Nella serata di ieri, però, l’agenzia di sicurezza marittima del Fujian ha annunciato esercitazioni a fuoco vivo per lunedì 10 aprile. I test saranno effettuati dall’isola di Pingtan, a circa 30 chilometri dall’arcipelago delle Matsu, amministrato da Taipei. Proprio da Pingtan, lo scorso agosto erano state lanciati alcuni missili in direzione dello Stretto durante le imponenti esercitazioni che avevano fatto seguito alla visita di Nancy Pelosi. L’agenzia fujianese che ha annunciato le esercitazioni è la stessa che sta gestendo in questi giorni le operazioni di pattugliamento speciale che prevedono ispezioni a bordo delle navi in transito in alcune aree dello Stretto. Manovre che reiterano la pretesa di sovranità della Repubblica popolare, ampliando e innovando lo spettro geografico e normativo della cosiddetta “zona grigia”.
Non sembra un caso. L’intenzione di Pechino pare quella di rendere più “interno” il discorso su Taiwan. Dopo aver normalizzato i passaggi oltre la “linea mediana” (non riconosciuta ma ampiamente rispettata fino all’anno scorso), si prova ora a “regionalizzare” anche nelle prassi operative un dossier il cui approdo nel dibattito globale dà molto fastidio al Partito comunista.
Ma sabato mattina si sono aperte le “danze”. Dopo giorni di silenzio, l’Esercito popolare di liberazione ha annunciato tre giorni di esercitazioni militari e pattugliamenti speciali per testare la “prontezza al combattimento”. Il colonnello Shi Yi, portavoce del Comando del Teatro Orientale, ha affermato che le operazioni denominate “United Sharp Sword”, comporterà esercitazioni di pattugliamento della polizia nello Stretto di Taiwan, “a nord e a sud di Taiwan, e nel mare e nello spazio aereo a est di Taiwan”. Non è stato specificato il luogo esatto delle esercitazioni.
Le esercitazioni si concentreranno sulle "capacità di prendere il controllo del mare, dell'aria e delle informazioni". e serviranno come "avvertimento severo" a Taiwan e Usa. Per il momento la durata e l'estensione prevista è minore rispetto ai 7 giorni e totale accerchiamento dell'isola dello scorso agosto post Pelosi, ma anche allora l'iniziale durata prevista era minore (4 giorni).
Tra le 6 e le 11 di sabato mattina sono stati registrati 29 jet oltre la linea mediana. Se fosse rispettato il termine delle esercitazioni, si incastrerebbe il tutto perfettamente con l'agenda diplomatica di Xi: arriva a Pechino il presidente brasiliano Lula e giovedì prossimo l'alto rappresentante per gli affari esteri dell'Ue Josep Borrell.
Sul fronte politico, il governo centrale ha invece annunciato prevedibili sanzioni nei confronti della Reagan Library e dell’Hudson Institute, cioè gli istituti che hanno ospitato Tsai durante il suo doppio scalo statunitense. Sanzionata anche Hsiao Bi-khim, rappresentante di Taipei a Washington, già inclusa lo scorso anno nella cosiddetta “lista nera dei secessionisti”. Una mossa che può avere un valore simbolico per le figure politiche, ma che mira a recidere i loro rapporti con le entità economiche taiwanesi che fanno affari in Cina continentale. Forse anche per questo non è mai stata inserita Tsai, perché in quel caso si dovrebbero colpire troppe aziende, alcune con un ruolo importante anche per l’economia di Pechino.
A proposito di elezioni, una reazione contenuta di Xi avrebbe aiutato l’ex presidente taiwanese Ma Ying-jeou nel sostenere che la sua storica visita in Cina continentale (conclusa ieri) sia servita a evitare rischi maggiori. Un aiuto dunque per la linea del Guomindang, che descrive le prossime elezioni come una scelta tra guerra e pace. Senza l’eventuale lancio di missili, Ma e il Gmd potrebbero comunque provare a sostenere di aver contenuto i danni e che la responsabilità dei test ricade su Tsai e il Dpp.
Rientrata anche la presidente taiwanese, che sabato incontra il capo della Commissione affari esteri del Congresso americano, Michael McCaul. A proposito di Usa, secondo un sondaggio dell’Academia Sinica di Taipei solo il 39% dei taiwanesi vede con favore un ulteriore rafforzamento dei rapporti bilaterali.